Cementeria Costantinopoli a Barile (PZ)

Cementeria Work in Progress Costantinopoli - Barile

 

Work in Progress – Cementeria Costantinopoli – Barile (PZ)

Prosegue a ritmo serrato la produzione delle strutture portanti per il fabbricato destinato allo stoccaggio e lavorazione delle materie prime semilavorate.

Intanto in cantiere si comincia a predisporre la struttura del capannone industriale:

L’intervento riguarda la realizzazione di una struttura metallica prefabbricata a pianta rettangolare, di dimensioni massime assiali pari a 120 x 27,80 metri, copertura a doppia falda e altezza al colmo pari a circa 13 metri.

La struttura portante dell’involucro sarà costituita da portali ad unica campata, ad interasse di 5,00 metri e luce di 27,80 metri, con colonne e travi inclinate del tipo HEA/IPE, poggianti su apposita fondazione in c.a..

Longitudinalmente i telai principali saranno collegati con travi in IPE/HE, mentre gli arcarecci saranno in profilo scatolare. Ai fini della resistenza alle azioni dinamiche, saranno posizionati appositi controventi di parete e di falda.

L’intero volume sarà delimitato perimetralmente ed in copertura con pannelli in lamiera grecata zincata.

Icomet Costruzioni Metalliche Srl – Carpenteria Metallica – Costruttori di Idee

Newsletter del 17 Luglio 2019

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Icomet Costruzioni Metalliche Srl – Costruttori di Idee

La saldatura nella carpenteria metallica

LA SALDATURA – CARPENTERIA METALLICHE

La saldatura è un procedimento mediante il quale si realizza un’unione permanente, ottenendo la continuità dei materiali che vengono uniti.
Per effettuare una saldatura, viene provocata la fusione localizzata dei lembi dei pezzi da giuntare, con o senza l’aggiunta di materiale d’apporto.

Le Norme Tecniche per le Costruzioni stabiliscono che la saldatura, sia per quanto riguarda le attività in officina sia per quelle in cantiere, deve avvenire con uno dei procedimenti all’arco elettrico (§11.3.4.5 delle NTC2018 – Processo di saldatura) definiti dalla norma UNI EN ISO 4063.
Sono tuttavia ammessi procedimenti diversi purché sostenuti da adeguata documentazione teorica e sperimentale.

saldatura

Cosa si può saldare?
Un materiale si considera saldabile, con un procedimento e per un dato tipo di applicazione, quando si presta alla realizzazione di una struttura in cui sia assicurata la continuità e che presenti caratteristiche che soddisfino i requisiti di qualità richiesti. Es. Saldare acciaio

Fattori da tenere in considerazione per la saldatura

Materiali – che nel processo di saldatura si distinguono in:

Materiale base

è il materiale che costituisce i pezzi da saldare; può essere lo stesso per entrambi i pezzi (saldatura omogenea), o diverso (eterogenea). I materiali metallici che vengono più tradizionalmente uniti sono l’acciaio, le leghe d’Alluminio, le leghe di Nichel e le leghe di Titanio.

Materiale d’apporto

è il materiale che viene introdotto sotto forma di bacchette, fili o nastri e depositato allo stato fuso tra i lembi da unire. I materiali d’apporto sono sempre particolarmente puri, quindi le impurezze all’interno della zona fusa di un giunto provengono generalmente dal materiale base. Non per tutti i procedimenti ne è richiesto l’utilizzo.

Parametri caratteristici – che risultano specifici per ogni processo di saldatura e che nella maggior parte dei casi riguardano:
potenza specifica, che rappresenta la potenza termica erogata per unità di superficie di materiale base, misurata in W/cm2;
velocità di saldatura, che rappresenta la velocità della sorgente termica, misurata in cm/min.

Pericoli per l’operatore – in quanto tutti i processi, essendo legati alla fusione di materiale, prevedono la presenza di calore e temperature locali molto elevate, nonché fumi e polveri, che necessitano l’utilizzo di opportuni indumenti e dispositivi di sicurezza (giacche, grembiuli, guanti, maschere oscurati, sistemi di ventilazione, etc.).

Tipologie di saldatura

I processi di saldatura costituiscono un universo piuttosto ampio e diversificato, che nel tempo si è adattato allo sviluppo dei materiali e delle tecnologie produttive.
A livello macroscopico, possiamo dire che i processi che sono stati maggiormente sviluppati in ambito industriale appartengono al gruppo della saldatura per fusione.
Tali processi utilizzano calore, generato in vari modi, per fondere il materiale base. I processi più comunemente utilizzati si possono classificare nei seguenti sotto gruppi:

Ad arco elettrico

La saldatura ad arco si riferisce ad un gruppo di processi che sfrutta l’arco elettrico generato tra due elettrodi.
L’arco può essere ottenuto utilizzando:
1. un elettrodo fusibile;
2. un elettrodo refrattario, ossia non fusibile.
Nel primo caso l’elettrodo, fondendo, fornisce il metallo d’apporto; quando, invece, si utilizzano elettrodi non fusibili alla temperatura dell’arco, il materiale d’apporto (se necessario) viene fornito a parte, utilizzando delle bacchette o del filo. Elemento fondamentale per ottenere un arco elettrico è la corrente. È possibile alimentare l’arco sia con corrente continua (CC) sia con corrente alternata (CA); la scelta dipende dal tipo di processo adottato e dal materiale che si vuole saldare.
Le principali tipologie di saldatura ad arco elettrico sono:
manuale ad elettrodo rivestito (MMA);
ad arco sommerso (SAW);
a filo continuo sotto protezione gassosa (MIG/MAG);
sotto protezione gassosa e con elettrodo infusibile (TIG) Saldatura Tig.

Saldatura Tig

Saldatura Mig

A resistenza

Si tratta di un procedimento di giunzione senza metallo d’apporto, nel quale il calore necessario per portare a fusione i lembi da saldare è fornito dalla resistenza opposta al passaggio di una corrente elettrica attraverso la zona da unire.

Ossiacetilenica

La saldatura ossiacetilenica è un procedimento che utilizza, come sorgente di calore, la fiamma risultante dalla combustione dell’acetilene (C2H2) con l’ossigeno (O2).

Ad energia concentrata

Appartengono a questo gruppo i procedimenti che utilizzano fasci di energia che riescono a concentrare sul pezzo potenze molto elevate, variabili da alcune migliaia a vari milioni di watt per millimetro quadrato di superficie. Fanno parte di questo sotto-gruppo le saldature:
Laser (LBW);
a fascio elettrico (EBW);
al plasma (PAW).

Tecniche di saldatura

Il processo di saldatura può essere manuale, semiautomatico, automatico o robotizzato, a seconda dell’apparecchiatura e del modo di esecuzione.

Manuale

Nel processo manuale, il saldatore regola manualmente l’apparecchiatura e movimenta l’elettrodo o la sorgente di calore (saldatura ad elettrodo rivestito e ossiacetilenica); nel processo automatico, viceversa, un dispositivo provvede ad alimentare l’elettrodo oppure la sorgente generatrice del fascio, a mantenerlo a distanza opportuna dal pezzo e a spostarlo lungo la linea di saldatura (saldatura ad arco sommerso, ad arco elettrico sotto protezione gassosa MIG/MAG e TIG, ad energia concentrata).

Semiautomatica

Il processo semiautomatico costituisce una via di mezzo tra i due precedenti: un dispositivo provvede ad alimentare il filo elettrodo o ad erogare la corrente mantenendo costanti gli altri parametri, mentre l’operatore ha il compito di spostare l’elettrodo lungo la linea di saldatura (processi ad arco elettrico sotto protezione gassosa MIG/MAG e TIG).

Robotizzata

Se l’operazione è eseguita mediante l’utilizzo di un robot industriale o un manipolatore programmabile, si definisce saldatura robotizzata. Viene impiegata prevalentemente per la saldatura ad arco elettrico sotto protezione gassosa MIG/MAG e TIG e per la saldatura Laser, ma anche negli impianti di assemblaggio finale delle automobili per l’unione a resistenza delle carrozzerie.

I controlli di qualità

Per verificare la qualità dei giunti saldati, esistono diverse metodologie raggruppabili in Controlli Non Distruttivi (CND) e prove distruttive.

I Controlli Non Distruttivi consentono di verificare la qualità delle saldature mantenendo l’integrità del giunto saldato e si distinguono in due gruppi:

1. prove superficiali (esame visivo VT, magnetoscopico MT, con liquidi penetranti PT);
2. prove volumetriche (esame radiografico RT e ultrasuono UT).
Queste due tipologie permettono di rilevare, nel primo caso, difetti superficiali o sub – superficiali, nel secondo caso, l’esistenza di difetti interni al componente.

Le prove distruttive, al contrario, prevedono la distruzione della giunzione e necessitano quindi di appositi campioni di prova. Lo scopo è principalmente quello di valutare le caratteristiche meccaniche (prove di trazione, di piega e di resilienza) oppure metallurgiche (macrografie o micrografie) del giunto.

Applicazioni della saldatura

Le principali applicazioni riguardano la costruzione di strutture di carpenteria, più o meno complesse, e la realizzazione di recipienti in pressione (caldareria). Le applicazioni in cui sono presenti giunzioni saldate sono estremamente diversificate: si spazia dall’ambito dei trasporti (veicoli terrestri, marittimi ed aerei) a quello delle strutture (ponti, capannoni, ecc.) fino ad arrivare alla componentistica.
La grande varietà di processi e tecniche utilizzabili rende la saldatura una tecnologia applicabile sia in fabbrica, molto spesso utilizzando degli impianti fissi, sia in cantiere, dove si sfrutta la facilità di movimentazione delle apparecchiature, caratteristica tipica di alcuni dei processi ad arco elettrico.

Saldatura Icomet

Capriata o incavallatura: che cos’è?

Capriata

La capriata (o incavallatura) è un elemento architettonico formato da una travatura reticolare piana usata come elemento portante di coperture a falde inclinate (tetti).
La capriata per la sua particolare conformazione triangolare assorbe le spinte tendenti a ribaltare i muri di appoggio verso l’esterno trasmettendo solo i carichi verticali alle strutture sottostanti, configurandosi così come una struttura portante non spingente.

Capriata: I vari tipi di capriate

Quelle usate maggiormente per questi scopi sono quelle all’inglese, capriate Polonceau, Mohnié, Warren, ecc. di cui riportiamo di seguito alcune indicazioni:

  • Capriata all’inglese: molto usata per luci tra i 20 e 30 metri, con un rapporto ottimale h/l tra 1/6 e 1/8. La capriata tipo “Inglese” è una capriata realizzata con una struttura reticolare composta da correnti superiori inclinati, da un corrente inferiore orizzontale e da aste di parete consistenti in montanti ortogonali al corrente inferiore e diagonali disposti in modo alternato in modo da risultare compressi.

 

  • Capriata francese o Capriata Polonceau: luci tra 20 e 30 metri, con un rapporto h/l pari a 1/8 a 1/10. La capriata tipo “Polonceau” è una capriata realizzata con una struttura reticolare composta da 2 correnti superiori inclinati, su questi correnti si realizzano poi due strutture reticolari aventi la geometria di una capriata inglese disposte con il colmo verso l’interno della capriata stessa e collegati tra loro da un elemento teso che costituisce la parte centrale del corrente inferiore.

 

  • Capriate tipo Warren, a diagonali tese e comprese, molto usata per le grandi luci intorno ai 50 metri, con un rapporto h/l pari a 1/15. La “Warren” è una capriata realizzata con una struttura reticolare composta da un corrente superiore orizzontale o poco inclinato, da un corrente inferiore orizzontale e da aste di parete consistenti in montanti ortogonali al corrente inferiore e diagonali disposti in modo alternato in modo da risultare uno teso e l’altro compresso. I montanti possono anche non essere presenti.
  • Tipo “Warren” a falde orizzontali
  • Tipo “Warren” a falde orizzontali senza montanti. Qualora il corrente superiore non sia orizzontale i diagonali possono essere soggetti a caratteristiche di sollecitazione diverse da quelle del caso di corrente superiore orizzontale.
  • Tipo “Warren” a falde inclinate
  • Tipo “Warren” a falde inclinate senza montanti
  • Capriate tipo Mohnié, a diagonali tese per luci tra 20 e 30 metri, con un rapporto h/l pari a 1/10. Le “Mohniè” sono realizzate con una struttura reticolare composta da un corrente superiore orizzontale o poco inclinato, da un corrente inferiore orizzontale e da aste di parete consistenti in montanti ortogonali al corrente inferiore e diagonali disposti in modo da risultare tesi.
  • Tipo “Mohnié‘” a falde orizzontali. Qualora il corrente superiore non sia orizzontale i diagonali ed i montanti possono essere soggetti a caratteristiche di sollecitazione diverse da quelle del caso di corrente superiore orizzontale.
  • Tipo “Mohnié‘” a falde inclinate

Per visionare una nostra realizzazione a riguardo e informarti di più clicca qui

Scale di sicurezza

LE SCALE DI SICUREZZA

Le scale di emergenza o le scale di sicurezza, costituiscono spesso l’unica via di uscita sicura in caso di incendi, o al verificarsi di eventi calamitosi come terremoti. In alcuni casi, tuttavia, per poter essere considerate idonee anche come “vie di emergenza”, devono avere particolari caratteristiche di sicurezza.

Le scale ordinarie, infatti,  oltre che indispensabile mezzo di comunicazione all’interno dell’edificio, se non compartimentate, costituiscono anche un elemento della costruzione che si presta facilmente ad una rapida propagazione del fumo, del calore e delle fiamme ai piani superiori, in quanto, si comportano come camini nei quali si determina un “tiraggio” a causa del dislivello tra base e sommità e ciò comporta inevitabilmente che la scala venga invasa dal fumo e rapidamente non percorribile.

Anche se la normativa italiana non parla esplicitamente di scale antincendio (scale emergenza), con questo termine nel linguaggio comune ci si riferisce solitamente a tre tipologie di scale, ciascuna utilizzabile come via di fuga in caso di necessità:

1. le scale di sicurezza esterne;

2. le scale protette;

3. le scale a prova di fumo.

Le relative definizioni sono contenute nel dm 30 novembre 1983.

Scale di sicurezza

Scale di Sicurezza

La realizzazione di scale antincendio è obbligatoria:

  • negli edifici pubblici o aperti al pubblico come scuole, uffici, musei, centri commerciali e ospedali;
  • negli alberghi e negli alloggi collettivi;
  • negli edifici residenziali con altezza antincendio di almeno 12 metri, ove non sia possibile accostare le autoscale dei Vigili del Fuoco almeno a una finestra o balcone per piano (ad esempio grattacieli e grandi caseggiati con molti piani).

L’altezza antincendio è l’altezza massima misurata dal livello inferiore dell’apertura più alta dell’ultimo piano abitabile al livello del piano esterno più basso: un’altezza antincendio di 12 metri corrisponde quindi a un edificio di quattro piani.

I riferimenti, per vie e scale d’esodo, sono contenute nel dm 3 agosto 2015.

In questo articolo ci soffermiamo sulle scale di sicurezza esterne, e nella fattispecie in quelle con intelaiatura di acciaio e camminamenti in pannelli grigliati.

Le scale di sicurezza, sono scale totalmente esterne all’edificio e devono rispettare determinate caratteristiche:

    • Parapetto di 1 metro di altezza atto a sopportare le forti sollecitazioni che possono derivare da un rapido e disordinato flusso di persone;
    • Corrimano collocato a scomparsa sporgente non più di 8 cm;
    • Larghezza rampa pari ad almeno 2 moduli, ovvero 1,2 metri;
    • Gradini a pianta rettangolare con pedata non inferiore a 30 cm ed alzata non superiore a 17 cm;
      • Rampe rettilinee e con non meno di 3 gradini e non più di 15;
    • Assenza di sporgenze o rientranze per almeno 2 metri dal piano di calpestio;
    • I pianerottoli devono avere almeno la stessa larghezza della rampa;
    • Sono ammessi gradini a pianta trapezoidale, purché la pedata sia di almeno 30 cm misurata a 40 cm dal montante centrale o dal parapetto interno;
  • Le porte che immettono nelle scale devono essere dotate di congegno di autochiusura, devono aprirsi nel verso dell’uscita, e la loro apertura non deve ostacolare in alcun modo il deflusso delle persone in salita o in discesa;
  • Per edifici con più di due piani fuori terra, la larghezza della scala deve essere dimensionata sommando gli affollamenti dei due piani consecutivi con maggiore affollamento.

Di seguito un esempio di scala antincendio o di sicurezza con gabbia:

Scale di Sicurezza

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